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Lino Manosperta
Lino Manosperta
“ll vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” .
Con queste parole, lo scrittore francese Marcel Proust ci incoraggia a osservare la realtà che ci circonda da prospettive sempre diverse.
Un artista fa questo sempre, per vocazione, per missione, per sua stessa natura.
E lo fa sempre con occhi diversi.
Fate Velaj addirittura cambia persino la natura degli occhi con cui guarda il mondo, passando dalla pittura alla fotografia alla letteratura.
La pittura e la fotografia di Fate Velaj, almeno in parte, la vedrete tra poco, io, adesso, voglio parlarvi degli “occhi letterari” di Fate Velaj.
E voglio parlarvi di MI MANCHI, il suo ultimo romanzo.
Dopo il successo della trilogia Kreuztanne (KREUZTANNE, NILKON, ITAKA), Fate Velaj torna con un altro romanzo, i cui eventi, si svolgono in Puglia, proprio nelle terre intorno a noi, le terre del Negroamaro.
Non sono un critico letterario e, quand’anche lo fossi, quale metodo migliore di far conoscere uno scrittore e la sua opera se non quello di leggervi una pagina del suo ultimo romanzo? Dopo tutto il diploma da attore ce l’ho davvero!
Negromonte, circondato dai vigneti di Negroamaro, è un paese quasi in depressione e spopolamento a causa della disoccupazione. I giovani se ne sono andati e in città sono rimasti solo pochi vecchietti che, per rito, devono radunarsi al bar di Cosimo in Piazza Grande, le cui pareti sono ricoperte di manifesti di film di Fellini di 50 anni fa e durante il caffè, si discute dei bei tempi andati.
Il Sindaco, Francesco De Chiara, una persona che dà più importanza al suo aspetto esteriore, cerca una nuova identità per la città per farla emergere dalla sua inesorabile agonia. A tal fine, chiama un fotografo viennese che, guardi la città con occhi freddi, lontano dalla nostalgia.
Durante i 10 giorni di permanenza, il fotografo incontra i residenti, mette la mano sul loro polso e chiede loro di percepire in quale tempo andato si sono fermati.
Fotografa persone, palazzi, vicoli e ciò che resta di speciale agli occhi. Un giorno, in mezzo ai vigneti, un edificio abbandonato attira la sua attenzione. Va a visitarlo, ma, sulla porta, c’è una scritta: "MI MANCHI".
Dopo varie ipotesi e riflessioni su chi potesse essere la persona che l’ha scritta e sul perché si fosse allontanata così tanto dalla città per meritare una così appassionata dichiarazione d'amore, la sera, all'incontro con gli amici della signora Aurora che si riuniscono di notte nel salone di lei, racconta cosa aveva visto.
I partecipanti restano senza parole e si chiedono chi possa essere stato l’autore della scritta, e così il salone si trasforma in un "ufficio investigativo".
………. tutti chiedono:
"E tu, quando hai detto l'ultima volta in vita tua la parola MI MANCHI?"
Da questo momento, il salone sperimenta due drammi d'amore e tra di loro, rimane freddo l’apparecchio fotografico tedesco che documenta tutto. La direttrice del Museo Civico, Letizia Spinelli, racconta la sua storia d'amore. Il professore di musica Luciano De Luca racconta la sua e dopo loro, la poetessa Alessia d'Ambrossio. In quel momento, il farmacista Marzo con il notaio Giacobelli si chiedono se ci sia un legame tra loro e la scritta "MI MANCHI".
Anche al caffè di Cosimo, dove il Sindaco va a raccontare tutto quello che succede in città, gli anziani, bevendo il caffè, cercano la persona che potrebbe aver fatto la dichiarazione, paragonandola alle loro storie d'amore, avvenute, spesso, nei vigneti, durante il lavoro.
Il fotografo continua la sua "ricerca" e un giorno, trova l’autore della scritta e parla con lui, scoprendo così, un emozionante dramma d'amore.
Ma lui sa che il suo ruolo non è quello di un investigatore, ma di un artista che ha investito un lungo tempo della sua creatività basata sulla profonda convinzione che "l'Arte trascende il tempo", migliora i rapporti tra le persone orientandole verso il futuro.
...Mi sembra un concetto meraviglioso, - disse Lino Manosperta. Quel cortile può diventare un palcoscenico. Gruppi teatrali alternativi dedicati al tema dell'amore. C'è qualcosa di più bello di un palcoscenico allestito tra i vigneti? C'è qualcosa di più romantico che sedersi per assistere a uno spettacolo teatrale nel cortile grigio di un palazzo e avere un bicchiere di vino rosso in mano?
Una doppia intossicazione. Da una parte il profumo dell'amore e della solitudine senza limiti e, dall'altra, il profumo del Negroamaro proveniente da campi sconfinati.
Gruppi di paesi diversi, non solo italiani, competono per la parte più appassionata dell'amore e della paura della solitudine. Dalla perdita di ciò che hai avuto, la cosa più preziosa della tua vita. Immagina giovani artisti di diversi paesi esibirsi lì. Immagina di sentire in "Piazza Grande" un parlato più e più volte in diverse lingue...
Tutto quello che ha detto Lino, ha catturato la mente e il cuore di Alessia, la poetessa. Si è subito capito che erano diventati parte di lei. Aveva scritto poesie e poesie su quel luogo. Dal primo giorno che l'ha sentito. Dal momento in cui siamo andati insieme. L'ho visto guardarsi intorno nel cortile. Raccolti sussurri, parole, lacrime. Li ha raccolti per inserire versi. Aveva preso quelle lettere da quel cancello e le aveva decifrate una per una come se provenissero da un'altra civiltà. Aveva raccolto quei mozziconi di sigaretta in cortile e aveva cercato di riaccenderli per vedere il loro fumo e seguirlo in quale direzione andava, per andare dietro di lui, che lo portasse da Benedetto....
Mi fermo qui. Sono certo che appena pubblicato, leggerete il resto o magari vederlo al cinema, trasformato in una sceneggiatura di uno splendido film.